Lun, 24 Jul 23 Lectio Divina - Año A
Celebriamo oggi la XVII domenica del tempo ordinario e Gesù, nella sua catechesi sul regno dei cieli, ci parla del Regno dei cieli di cui Lui è Re.
Nel Vangelo di oggi sono tanti gli esempi e le immagini che Gesù utilizza per aiutare la comprensione esatta di quello che vuole dirci… come un fratello maggiore, come un maestro, cerca di “semplificare” il linguaggio per arrivare dritto al nocciolo della questione. Ogni immagine ha un suo significato, peso e valore per la cultura del suo tempo ed anche per noi. Quelle parole e quegli esempi sono validi ancora oggi e rimangono, nel loro fascino comunicativo, concetti essenziali e nuclei centrali del messaggio cristiano.
A leggere e rileggere il Vangelo c’è sempre da meravigliarsi. Quante volte abbiamo letto questa storia del tesoro nel campo? Ma ci è mai nato questo interrogativo: perché quest’uomo trova un tesoro e lo va a nascondere nello stesso campo dove lo ha trovato? Non poteva nasconderlo da un’altra parte, così non c’era bisogno di spendere tutti i suoi averi per comprare quel campo?
Direi che oggi Gesù ci vuol dare degli insegnamenti a riguardo del Regno. Ci parla, almeno nelle prime due metafore, di un contratto di compravendita. L’uomo del campo e il mercante di perle vendono per acquistare. Vendono tutto per acquistare qualcosa di prezioso: il tesoro, il primo; e una perla di grande valore, il secondo.
Io credo, in realtà, che l’idea che sta sotto sia quella di vivere la vita nello stile di chi commercia. Cosa fa un commerciante? Acquista per poi vendere e vende per acquistare. Di fatto non possiede la mercanzia, ma la tratta. È un continuo gioco di fiducia e di scambio. Ecco, questo dovrebbe essere lo stile di un cristiano. L’unica differenza è che il commerciante lo fa per soldi, il cristiano lo fa per acquisire il Regno.
Mi spiego meglio. Il Regno non sta tanto nel possedere il tesoro o la perla, quanto nel vendere tutto per acquistare il tesoro e la perla. È in questo continuo movimento di donazione e di fiducia che si intravede il Regno di Dio. Come dire, il Regno non si possiede, ma si vive nella capacità di donazione.
Provo a spiegarla attraverso il mondo della tecnologia. Cosa fa Internet con lo streaming? Ci dà di usufruire di libri, dischi, fumetti, film, senza possederli. Oggi il mercante di perle della parabola potrebbe essere colui che vende tutti i suoi libri, cd e dvd per comprare un tablet con una connessione ad Internet per accedere a tutti gli infiniti servizi musicali, o libri o film.
L’idea è sempre la stessa: rinunciare a possedere per possedere ciò che ci fa accedere a tutto. Il Regno di Dio sta nel rinunciare ai propri averi per seguire Gesù.
Cosa fare allora? È importante che avvenga in noi una trasformazione, un cambiamento nella nostra vita, una diversa destinazione d'uso del nostro tempo e del nostro vivere, non più indirizzato soltanto al tempo “terreno”, ma all'eterno.
Gesù ci invita a estrarre cose nuove dal cilindro della vita … e per far questo ci vuole genialità, creatività, capacità di rinnovarsi sempre.
Perché?
Perché il cristianesimo non è immobilismo, ma dinamicità e rinnovamento continuo. E si sa che il punto di partenza è sempre la croce e la risurrezione di Cristo: passato, presente e futuro sono in stretto raccordo tra loro. Le cose antiche hanno una loro validità e le cose nuove hanno significato se raccordate a quelle antiche. Non c'è nulla di nuovo sotto il sole. La vera unica novità in senso assoluto e definitivo è proprio Cristo. E, riferita a Cristo, ogni cosa, anche se antica, diventa nuova alla luce della sua parola e del suo messaggio.
Capire tutto questo significa mettersi sulla strada della vera sapienza, quella sapienza che il Re Salomone chiede al Signore per poter esercitare bene il suo ruolo ed il suo ufficio a favore del popolo di Dio, come ci viene ricordato nella prima lettura della Parola di Dio di questa domenica, tratta dal primo libro dei Re. Come sarebbe bello che anche oggi, nei vari ruoli ed uffici, soprattutto di governo e di prestigio, si chiedesse soprattutto questo, al di là se si crede o meno in Dio. Invece gli scandali di tutti i giorni, di corruzione e collusione con il denaro, il male, l'arrivismo sociale, le ascese bancarie di ogni genere ci fanno capire come ancora sia lontano il cuore dell'uomo del terzo millennio dell'era cristiana dalla sapienza di Salomone, che è prima della stessa Sapienza incarnata che è Gesù Cristo, Verbo del Padre.
Come, allora, non capire in questo contesto ciò che afferma Paolo, l'Apostolo delle Genti, nel breve brano tratto dalla lettera ai Romani che oggi è oggetto nella nostra riflessione nella seconda lettura della Parola di Dio? Conoscenza, predestinazione, conformità all'immagine di Gesù, fratellanza universale in Cristo, chiamata, giustificazione, glorificazione sono tutti termini teologici che ci immettono nel grande disegno della salvezza, che parte da Cristo e si ricapitola in Cristo. La centralità del mistero di Gesù nell'insegnamento dell'Apostolo Paolo la comprendiamo esattamente da quanto egli dice e scrive in questa lettera dall'ampio spessore teologico e cristologico. Per coloro che amano Dio, tutto quello che fanno non è altro che manifestazione e concretizzazione di bene, perché chi ama veramente Dio non può che agire bene e fare il bene. È l'amore la chiave di lettura di ogni azione, perché a chi molto ha amato sarà anche molto perdonato.
Non a caso oggi, nel salmo responsoriale tratto dal Salmo 118, diciamo queste significative parole attinenti all'argomento: "Il tuo amore sia la mia consolazione, secondo la promessa fatta al tuo servo. Venga a me la tua misericordia e io avrò vita, perché la tua legge è la mia delizia. Perciò amo i tuoi comandi, più dell'oro, dell'oro più fino".
La nostra preghiera in sintonia con la comunità dei credenti che si riunisce oggi intorno alla mensa della parola e dell'eucaristia partecipando alla messa prefestiva o festiva, sia la stessa che il ministro celebrante reciterà all'inizio della santa messa: "O Padre, fonte di sapienza, che ci hai rivelato in Cristo il tesoro nascosto e la perla preziosa, concedi a noi il discernimento dello Spirito, perché sappiamo apprezzare fra le cose del mondo il valore inestimabile del tuo regno, pronti ad ogni rinunzia per l'acquisto del tuo dono". Amen.
Mi chiedo: