Mar, 06 Jun 23 Formación litúrgica
La solennità del Corpus Domini, denominata del Corpo e Sangue di Cristo, chiude le feste del tempo post pasquale. Venne celebrata inizialmente a livello locale, nel 1246, nella Diocesi di Liegi, in Belgio, su proposta di Santa Giuliana, priora di Mont Cornillion. Venne poi estesa a tutta la Chiesa l'8 settembre 1264 da papa Urbano IV, con la Bolla Transiturus de hoc mundo, in seguito al miracolo accaduto a Bolsena.
Infatti, nella tarda estate dell'anno 1263 un sacerdote boemo, Pietro da Praga, assalito dal dubbio sulla reale presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrati, intraprese un pellegrinaggio verso Roma. Dopo aver pregato sulla tomba di Pietro, riprese il viaggio di ritorno verso la sua terra e si fermò a dormire nella chiesa di Santa Cristina, a Bolsena. Assalito di nuovo dal dubbio, chiese di celebrare messa e, dopo la consacrazione, alla frazione dell'Ostia, apparve ai suoi occhi un prodigio al quale da principio non voleva credere: l'Ostia che teneva tra le mani divenne carne, da cui stillava sangue. Impaurito e pieno di stupore per quanto accaduto si rese conto che anche il corporale di lino usato per la purificazione del calice era macchiato di sangue.
Vennero subito informati il papa Urbano IV e il vescovo del luogo, che verificarono la verità del fatto miracoloso accaduto.
La venerata reliquia fu portata in processione a Orvieto il 19 giugno 1264 e vi rimase, mentre a Bolsena si può ancora vedere la pietra dell'altare macchiata di sangue.
Secondo la tradizione, papa Urbano IV commissionò i testi per la liturgia di quel giorno (messa e ufficio) a due grandi teologi e santi: il francescano Bonaventura da Bagnoregio e il domenicano Tommaso d'Aquino. Si racconta che quando il Pontefice iniziò a leggere ad alta voce i testi creati da San Tommaso, San Bonaventura fece a pezzi i suoi, riconoscendo la bellezza di quelli preparati dall’Aquinate, che ancora oggi vengono cantati dal popolo di Dio: Pange lingua, con la conclusine del Tantum ergo, si canta al giovedì santo durante la processione verso l’altare della riposizione; Lauda Sion Salvatorem è la Sequenza per la solennità del Corpus Domini; Verbum supernum prodiens viene proposto per le Lodi mattutine. Anche altre preghiere da lui composte: Ave Verum, Adoro te devote, O Salutaris Ostia, continuano a nutrire la pietà eucaristica dei fedeli.
Lauda Sion Salvatorem, in particolare, è un lungo testo di estrema bellezza, un vero trattato teologico sull'Eucaristia, ovviamente nel linguaggio dell’epoca. Vale la pena di riprenderlo in mano per la meditazione, durante questo giorno solenne.
L'Eucaristia è il memoriale del dono che Gesù Cristo fa della sua vita per l’umanità intera; è segno tangibile dell’amore che ha voluto lasciarci. Nel dono dell'Eucaristia Cristo si fa pane per alimentare tutta la nostra vita e ci offre il suo sangue, versato per la redenzione di tutti e di ognuno di noi in particolare.
La festa del Corpus Domini ci invita altresì a comprendere la relazione tra l'Eucaristia e la Chiesa: la Chiesa nasce dall'Eucaristia e nell'Eucaristia! Il Cenacolo è stato il luogo dove ha avuto origine questo grande mistero, di cui ci nutriamo per diventare a nostra volta pane spezzato per i fratelli.
Il card. Henri de Lubac ha scritto in proposito: «L’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia»; cioè fa nascere la comunità dei credenti, plasmandola e configurandola sul modello di Gesù Cristo e rendendola docile alle mozioni dello Spirito Santo.
San Giovanni Paolo II inizia la sua enciclica Ecclesia de Eucharistia con queste parole: «La Chiesa vive dell’Eucarestia. (…) La Chiesa vive del Cristo eucaristico, da Lui è nutrita, da Lui è illuminata. L’Eucarestia è mistero di fede e insieme “mistero di luce”. Ogni volta che la Chiesa la celebra, i fedeli possono rivivere in qualche modo l’esperienza dei due discepoli di Emmaus: “Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero” (Lc 24,31)».
Anche noi Lo riconosciamo e adoriamo sotto le specie del Pane Eucaristico e crediamo, come ha scritto S. Agostino: Noi non possiamo confonderci: spezziamo il pane e riconosciamo il Signore. Egli si lascia riconoscere soltanto qui, per noi che non dovevamo vederlo nella carne. Tu che credi in lui, chiunque tu sia, tu che non porti invano il nome di cristiano, tu che non entri in chiesa per caso, tu che ascolti le parole di Dio con timore e speranza, troverai nello spezzare del pane una confortante certezza. L’assenza di Dio non è un’assenza. Abbi fede, egli è con te, anche se non lo vedi (Sermone 235).
Il Corpus Domini è una delle solennità più sentite dal popolo cristiano cattolico, per il suo significato, che richiama la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, e per la solenne Processione che percorre le strade di ogni città. Il Santissimo Sacramento che viene portato in processione è Gesù Cristo sotto il segno del pane; pane che con le parole della consacrazione non sono più né pane né vino, ma Corpo e Sangue del Signore. San Cirillo afferma: «Non mettere in dubbio se questo sia vero, piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore: perché essendo Egli la Verità, non mentisce».
La processione eucaristica del Corpus Domini si svolge nella gioiosa luce della Risurrezione. Nel portare il Cristo Sacramentato attraverso città e villaggi, sui prati e sui laghi, la Chiesa opera «quasi in obbedienza all’invito di Gesù di “proclamare sui tetti” ciò che Egli ci ha trasmesso nel segreto (cf. Mt 10,27). Il dono dell’Eucaristia, gli apostoli lo ricevettero dal Signore nell’intimità dell’Ultima Cena, ma era destinato a tutti, al mondo intero» (Benedetto XVI).
La nostra Fondatrice proprio nella processione del Corpus Domini ha avuto il dono carismatico di comprendere la Chiesa: in un attimo, come un lampo che attraversa il cielo illuminandolo. Da questa processione noi Figlie della Chiesa siamo nate e siamo custodi di una preziosa eredità, che da quel 22 maggio 1913 si sviluppa sotto la spinta dello Spirito Santo.
Così lei stessa descrive l’evento e le sue parole risuonano piene di freschezza nonostante lo scorrere del tempo:
“Avevo vent’anni quando, in occasione della festa del Corpus Domini, sentii l’ispirazione di andarvi, ma solo al pensiero di affrontare la derisione di certe persone, il mio amor proprio non voleva assolutamente che io vi partecipassi...
La processione era formata da poche persone e chi vi partecipava era segnato come un bigotto...
Giungemmo in Piazza del Giorgione. Lì il Signore mi aspettava per pagarmi da Signore. Quando il Sacerdote alzò l’Ostia Santa per benedire, io non so: capii Gesù, ebbi un’idea chiarissima del Corpo Mistico; mi sentivo cambiata, il cielo era tutto in me, le cose della terra mi parvero tristi e vanità tutto ciò che non apparteneva a Dio.
Ritornai a casa un’altra. Prima di togliermi il velo, scrissi sul mio libro di appunti che mi sarei fatta religiosa”.
Convertita all’Amore, ricolma di gioia incontenibile, abbandona immediatamente il progetto di nozze, presa dall’ideale della consacrazione a Dio e dall’intuizione di dare vita ad una nuova famiglia religiosa tutta dedita al servizio della Chiesa.
L’Eucaristia perciò è il nostro (e non solo) grembo, dove attingiamo forza e passione per annunciare a tutti che Dio è Amore!
Questo grembo a cui ci consegniamo in un atto di fiducioso abbandono adorante ci fa cantare:
«Ave, Verum Corpus, natum de Maria Virgine.
Vere passum, immolatum in cruce pro homine;
cujus latus perforatum unda fluxit et sanguine.
Esto nobis praegustatum in mortis examine.
O Jesu dulcis, O Jesu pie, O Jesu, fili Mariae,
miserere mei. Amen. »
Traduzione italiana:
«Ave, o vero corpo nato da Maria Vergine,
che veramente patì e fu immolato sulla croce per l’uomo,
dal cui fianco squarciato sgorgarono acqua e sangue:
fa’ che noi possiamo gustarti nella prova suprema della morte.
O Gesù dolce, o Gesù pio, o Gesù figlio di Maria,
pietà di me. Amen.»