La speranza cristiana - n. 47

Papa Francesco ha dedicato le catechesi generali del mercoledì, per un anno intero, al tema della speranza. A cominciare dall’Avvento 2016 fino a tutto il mese di ottobre del 2017, tranne alcune catechesi dedicate ad eventi particolari, quasi come un ritornello, è risuonata nell’aula delle udienze e nella grande piazza di San Pietro, la stessa parola: “speranza”; accompagnata da una certezza: la speranza non delude. Non delude perché il suo fondamento è ciò che di più sicuro possa esserci: l’amore infinito di Dio per ciascuno di noi.
Per annunciare la speranza cristiana, Papa Francesco ha attinto a piene mani alle pagine della Scrittura, da Abramo ai profeti, alle lettere paoline, e soprattutto al Vangelo, fino all’ultima parola di Gesù sulla croce: “Oggi sarai con me in Paradiso”.
Seguendo il percorso dei tempi liturgici, il Papa ha fatto quello che gli antichi padri chiamavano mistagogia; ci ha “introdotti” cioè nel senso profondo di ciò che celebriamo: il mistero di Cristo, nato morto e risorto per noi, che nutre e sostiene la speranza cristiana.
C’era veramente bisogno di questo annuncio insistente, gioioso, a volte ripetitivo, proprio in questo nostro tempo. Infatti da queste catechesi affiorano tutti i dolori che affliggono l’umanità: le paure, le angosce, i sensi di fallimento, le oppressioni dell’animo di chi si sente sbagliato, triste, disprezzato; bimbi impauriti, giovani dai sogni infranti, lacrime senza fine, tragedie quotidiane, continue frustrazioni; e ancora: ingiustizie, venti di guerra, crimini di ogni specie, disperazione. Tanti nemici della speranza che erodono la vita dall’interno fino a lasciarla “come un involucro vuoto”.
In questo spazio di morte, con tenacia e con la sicurezza che viene dalla fede, Papa Francesco annuncia quella virtù della speranza di cui “abbiamo assolutamente bisogno per vivere”. E che ci fa veramente felici.

La speranza cristiana - n. 47