Ven, 25 Feb 22 Formazione liturgica
Parlare della Quaresima in questo tempo di fragilità e vulnerabilità significa ancora una volta “risistemare” le nostre priorità, dare spazio a ciò che è davvero essenziale…
In realtà, la Quaresima, in qualche modo, la stiamo vivendo dall’inizio di questa inattesa pandemiache ci ha sospinti tutti in un deserto di paure, dubbi, incertezze sul futuro già di per sé precario. Un “microbo di male” sembra dominare il mondo intero, s’infiltra nei pensieri, nelle relazioni, sta tenendo distanti gli affetti, le amicizie; minaccia la salute e non guarda in faccia a nessuno… Un microbo di male sta facendo vivere a metropoli e villaggi una “quaresima” che non sembra finire: stiamo vivendo un tempo di digiuno, silenzio, sacrifici di ogni genere; siamo stati involontariamente scaraventati su questa “barca” in preda alle onde, ai venti impetuosi.
Ci ha colti la tempesta nelle piazze, nelle chiese svuotate... Il deserto ha raggiunto tutti, nei luoghi di lavoro, di svago, nelle scuole, dove vediamo i bambini rigorosamente in fila e a distanza, con tutti i protocolli da osservare. Abbiamo fame di normalità, di una quotidianità senza rumore che ci faccia rigustare le piccole cose di tutti i giorni, compresi i volti.
Il deserto nella sua spaventosa aridità sta risvegliando in molti la nostalgia degli abbracci, di una stretta di mano, di accorciare le distanze: desideriamo riprendere la vita con i suoi limiti e bellezze.
Sì, credo che la quaresima nella nostra esistenza sia iniziata da tempo.
Con il mercoledì delle Ceneri continuiamo semplicemente un percorso liturgico in cui come cristiani siamo sollecitati a rendere abitabile questa distesa di solitudini. Uomini e donne, bambini e ragazzi, tutti siamo invitati a dare testimonianza della Speranza che è già certezza: Gesù ha vinto! Ha assorbito ogni dolore, ha raccolto ogni gemito e grido.
Gesù con la risurrezione ha inaugurato per sempre e per tutti una “zona bianca” universale. Un decreto inaugurato da Dio che in Cristo si è abbassato fino a raggiungere ogni umanità: "Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne” (Ezechiele 36,26).
Un nuovo cuore e un nuovo spirito sono la promessa della rigenerazione spirituale. Dopo la purificazione mediante la prova e la sofferenza, sta per sorgere l’alba di una nuova èra, che già il profeta Geremia aveva annunziato,parlando di una «nuova alleanza» tra il Signore e Israele (cfr 31,31-34).
L’umanità, infatti, è destinata a nascere ad una nuova esistenza. Il primo simbolo è quello del «cuore» che, nel linguaggio biblico, rimanda all’interiorità, alla coscienza personale. Dal nostro petto verrà strappato il «cuore di pietra», gelido e insensibile, segno dell’ostinazione nel male. Dio vi immetterà un «cuore di carne», cioè una sorgente di vita e di amore (cfr v. 26). Se stiamo attenti già si cominciano a vedere i segni di questo cuore rinnovato e lo constatiamo proprio nelle cose semplici di ogni giorno: quelle azioni che abbiamo dato sempre per scontate, compreso prendere un caffè o passeggiare…
Siamo tutti nella stessa barca, dal più povero al più potente; su questa barca,come ha detto Papa Francesco il 27 marzo 2020, ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti», così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. Risuona un urgente: «Convertitevi, ritornate a me con tutto il cuore» (Gioele2,12). Ci chiami; Signore, a cogliere questo tempo di prova comeun tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni, solitamente dimenticate, che non compaiono nei titoli dei giornali.
Siamo su questa barca e arriveremo ad attraccare, e sarà Pasqua per tutti!
Sì, la Quaresima la stiamo vivendo, in particolare quanti hanno perso il lavoro, chi ha dovuto chiudere un’attività, quanti hanno perso affetti, dignità, equilibrio. Perciò alziamo il capo, sebbene cosparso di cenere: è una cenere che sa di fuoco, profuma di legno d’olivo bruciato, segno di pace o riconciliazione avvenuta.
Un pizzico di cenere inaugura il Tempo Liturgico della Quaresima e orienta il cammino che dobbiamo continuare a percorrere, sostenuti dall’Ascolto della Parola del Signore, dai Sacramenti, dal digiuno che diventa carità condivisa.
Il Tempo Liturgico della Quaresima chiede Ascolto…
È tempo di andare,per rimanendo dove siamo, con le luci e le ombre che fanno parte del vivere umano… È tempo di andare là dove il cuore è inquieto e cerca appigli, fa domande e attende risposte. La facilità con cui si raggiungono paesi lontanissimi non ha a volte paragoni con la difficoltà che si ha nel fare Silenzio e mettersi a Pregare senza chiedere, senza altra pretesa se non quella di Stare davanti al Mistero di Dioin assoluta gratuità: Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi. Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”. Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto (Salmo 26).
A tutti i cercatori del tuo volto,
mostrati, Signore;
a tutti i pellegrini dell'assoluto,
vieni incontro, Signore;
con quanti si mettono in cammino
e non sanno dove andare
cammina, Signore;
affiancati e cammina con tutti i disperati
sulle strade di Emmaus;
e non offenderti se essi non sanno
che sei tu ad andare con loro,
tu che li rendi inquieti
e incendi i loro cuori;
non sanno che ti portano dentro:
con loro fermati poiché si fa sera
e la notte è buia e lunga, Signore.
(Davide Maria Turoldo)
Preghiamo:
Tu sei al di là di tutto… tutte le cose ti cantano. Comuni sono i desideri di ogni essere creato. Comuni i gemiti che tutt’attorno ti circondano. Te chiama con supplice preghiera il tutto. A te è diretto un inno di silenzio: lo pronunciano tutti gli esseri che contemplano il tuo ordine. È per Te solo che tutto permane. È per te solo che tutto si muove, del moto universale. E di ogni cosa tu sei il compimento: uno, tutto, nessuno, anche se non sei né unico né tutti. Sii benigno, Tu, l’aldilà di tutto (S. Gregorio di Nazianzo).