Sab, 17 Dic 22 Formazione liturgica
Nei loro racconti c'è già tutta la sacra rappresentazione che, a partire dal medioevo, prenderà il nome latino di praesepium, ovvero recinto chiuso, mangiatoia. Si narra infatti dell’umile nascita di Gesù, come riporta Luca, "in una mangiatoia, perché non c'era per essi posto nell'albergo"; dell'annunzio dato ai pastori; dei magi venuti da oriente seguendo la stella per adorare il Bambino che i prodigi del cielo annunciano già Re. Questo avvenimento così familiare e umano, se da un lato colpisce fin dalle origini la fantasia dei cristiani, rendendo loro meno oscuro il mistero di un Dio che si fa uomo, dall'altro li sollecita a rimarcare gli aspetti trascendenti, quali la divinità dell'Infante e la verginità di Maria.
Così si spiegano le effigi parietali del III secolo nel cimitero di S. Agnese, nelle catacombe di Pietro e Marcellino e di Domitilla in Roma, che ci mostrano la Natività e l'adorazione dei Magi, ai quali il vangelo apocrifo armeno assegna i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre; ma soprattutto si caricano di significati allegorici i personaggi dei quali si va arricchendo l'originale iconografia.
Il bue e l'asino, aggiunti da Origene, interprete delle profezie di Abacuc e Isaia, divengono simboli del popolo ebreo e dei pagani; il numero di tre dei Magi, fissato da S. Leone Magno, permette una duplice interpretazione: quali rappresentanti delle tre età dell'uomo (gioventù, maturità e vecchiaia) e delle tre razze in cui si divide l'umanità (semita, giapetica e camita) secondo il racconto biblico; gli angeli, esempi di creature superiori; i pastori come umanità da redimere; e infine Maria e Giuseppe rappresentati, a partire dal XIII secolo, in atteggiamento di adorazione proprio per sottolineare la regalità dell'Infante.
Il presepio come lo vediamo realizzare ancor oggi ha origine, secondo la tradizione, dal desiderio di San Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme. Nel 1223 a Greccio, in Umbria, per la prima volta la Messa di Natale si arricchì con la presenza di un presepio vivente, episodio poi magistralmente dipinto da Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi. L'opera ideata da san Francesco venne chiamata Presepio o Presepe, termine di derivazione latina indicante la stalla, e anche la mangiatoia che si trova in quell'ambiente; propriamente ogni recinto chiuso.
Alcuni studiosi italiani e stranieri ritengono non del tutto corretto attribuire a San Francesco la paternità del presepio. Come narra Tommaso da Celano (il frate che scrisse la vita del Santo), Francesco nel Natale del 1222 si trovava a Betlemme, dove assisté alle funzioni liturgiche della nascita di Gesù. Ne rimase talmente colpito che, tornato in Italia, chiese a Papa Onorio III di poterle ripetere per il Natale successivo. Ma il Papa, essendo vietati dalla chiesa i drammi sacri, permise solo di celebrare la Messa in una grotta naturale invece che in chiesa. Quando giunse la notte santa, accorsero dai dintorni contadini di Greccio e alcuni Frati che illuminarono la notte con le fiaccole. All’interno della grotta fu posta una greppia riempita di paglia e accanto vennero messi un asino e un bue. Francesco, che non era sacerdote, predicò per il popolo riunito.
Pertanto non si tratta della realizzazione di un vero presepio (che è la rappresentazione tridimensionale, a tutto tondo, della nascita di Gesù, mediante un plastico e alcune statuine) ma piuttosto di una Messa celebrata eccezionalmente in una grotta anziché in una chiesa.
Il primo presepe con personaggi a tutto tondo risalirebbe quindi al 1283, ad opera di Arnolfo di Cambio, che scolpì otto statuette in legno rappresentanti i personaggi della Natività ed i Magi. Tale presepe si trova ancora nella basilica romana di S. Maria Maggiore.
Da allora e fino alla metà del 1400 gli artisti modellano statue di legno o terracotta che sistemano davanti a un fondale pitturato, riproducente un paesaggio che fa da sfondo alla scena della Natività; il presepe viene esposto all'interno delle chiese nel periodo natalizio. Culla di tale attività artistica fu la Toscana, ma ben presto il presepe si diffuse nel regno di Napoli, ad opera di Carlo III di Borbone, e nel resto degli Stati italiani.
Oggi in tutto il mondo è irrinunciabile la realizzazione del presepe, non soltanto nelle chiese ma anche in altri ambienti: un invito per piccoli e grandi all’ammirazione del mistero che continua ad affascinarci e a riempirci di meraviglia e di riconoscenza, perché il Dio ineffabile si è fatto Dio-con-noi.