Francesco Saverio

Francesco Saverio

Ter., 03 Jul. 18 Mestres de vida espiritual

Lo Spirito di Dio non manca mai di suscitare uomini e donne che, innamorati di Gesù e del suo Vangelo, lo annunciano e lo vivono in ogni parte del mondo. Francesco Saverio è stato un testimone intrepido della Parola del Signore; il versetto di Marco 16,15 e Matteo 28,28 “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo” è divenuto in lui realtà, concretezza, fino a raggiungere gli estremi confini della terra.

Chi è innamorato bada forse ai disagi? Alle fatiche? Chi ama consegna se stesso all’altro liberamente; lo segue ovunque, proprio come fa la sposa con lo sposo. Così era, così dovrebbe essere anche ai nostri giorni…

Accostiamoci a questo santo che ha avuto la passione di portare Gesù fino in Oriente, proprio dove sorge la vita, là dove, racconta Genesi, Dio Padre avrebbe posto un giardino!

La Colletta introduce così questa memoria: O Dio, che hai chiamato molti popoli dell’Oriente alla luce del Vangelo, con la predicazione apostolica di S. Francesco Saverio, fa’ che ogni comunità cristiana arda dello stesso fervore missionario, perché su tutta la terra la Santa Chiesa si allieti di nuovi figli.

Emergono da questa preghiera alcuni aspetti significativi, che sono le caratteristiche di Francesco Saverio: è un predicatore ed un missionario appassionato! Avviciniamolo per saperne di più. Egli nasce da una nobile famiglia il 7 aprile del 1506, nel castello di Xavier, nella Navarra (Spagna); ultimo di sei fratelli, viene educato cristianamente. La famiglia subisce presto alcune traversie economiche a causa delle vicende politiche e per la morte del padre avvenuta nel 1515, quando Francesco è poco più che un bambino. Vicende di varia natura si alternano, creando nella sua famiglia ulteriori difficoltà.

All’età di diciannove anni il giovane valica i Pirenei e va a studiare all’università della Sorbona, a Parigi. All’epoca l’università contava moltissimi studenti e il corso di studi durava oltre dieci anni: tre di filosofia davano il titolo di Magister artium, che consentiva di dare lezioni ad altri studenti.

Il tempo di Saverio è anche quello di un altro giovane: Ignazio di Loyola che, ferito nell’assedio di Pamplona, si era poi convertito e all’età di trent’anni era ritornato a studiare. I disegni di Dio molte volte creano delle belle coincidenze; il fatto è che Ignazio viene assegnato al Collegio di s. Barbara, dove presto incontra Francesco, che gli dà lezioni di filosofia. Inizialmente tra i due non corre buon sangue, come si dice, ma ben presto Ignazio si accorge dell’intelligenza del giovane professore e fa di tutto per procurargli alunni, anche perché ha intuito le sue ristrettezze economiche.

Il santo di Loyola inizialmente dice di lui: “Non ho mai trovato una creta così ribelle”. Sappiamo bene che a Dio piacciono anche i temperamenti forti e tenaci; anzi sono quelli che poi manifestano con la sola grazia maggiore duttilità; tanto più un carattere appare ribelle tanto più interessante può essere il lavoro per smussare, snellire, ammorbidire... Basta lasciar lavorare lo Spirito Santo, il Divino Artigiano che impasta e ammorbidisce secondo un preciso disegno. Sì, si tratta di credere che anche in noi i suoi “interventi” sebbene a volte possano sembrare incomprensibili, si rivelano invece come trattamenti terapeutici, anzi direi salvifici!

Dio Padre di “geometria dello Spirito” se ne intende; Lui si mette al tornio e lavora ogni vaso d’argilla. Così è stato per Ignazio, per Francesco Saverio, così è per chiunque si pone seriamente alla scuola di Gesù maestro. Chi ascolta e prega il Vangelo non può non esserne trasformato… magari ci vuole tempo, magari passano generazioni, ma la forza della Parola, se accolta e amata, trasforma; così come si converte l’animo del giovane Francesco, che sente ripetere dall’amico Ignazio sempre la solita frase di Matteo 16,26: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima?”.

Già! a che serve salire ai vertici dell’economia, della scienza, della cultura, se poi il cuore inaridisce, si sclerotizza, se non solidarizza o “non rende giustizia al povero, dà il pane agli affamati, consola il misero, protegge lo straniero?”. Il Vangelo ci pone dinanzi agli occhi immagini molto reali; immagini che superano sicuramente certi poster che ben visibili inneggiano alla vacuità, al non senso. Non ho mai trovato linguaggi figurati più incisivi di certe pagine del vangelo…

“Che giova all’uomo guadagnare il mondo se poi perde l’anima?”. Queste parole risuonano profondamente nell’animo di Francesco, finché accetta di vivere l’esperienza degli Esercizi Spirituali per quaranta giorni! Da questa esperienza ne esce trasformato e pronto a compiere la volontà di Dio. Intanto a Parigi c’è un altro giovane, un certo Pietro Favre, amico dei due, che è già sacerdote e avverte dentro il desiderio di condividere l’ideale di Ignazio e Francesco Saverio; ai tre si uniscono ancora altri uomini, i quali vivono gli Esercizi Spirituali come momenti di preghiera e slancio verso gli obiettivi di Dio...