Giovanni Maria Vianney

Giovanni Maria Vianney

Seg., 06 maio 19 Mestres de vida espiritual

Il Santo Curato d’Ars, come viene comunemente chiamato, nasce l’8 maggio 1786 a Dardilly, nei dintorni di Lione, da Mathieu e Marie Beluse, una famiglia di contadini molto religiosi. La mamma insegna fin da piccolo al bambino il segno della croce e si racconta che a quattro anni, dopo averlo cercato per tutta la casa, lo trova inginocchiato nella stalla con una statuina della Madonna in mano… un segno premonitore che lascia intravedere un animo immerso nell’Amore di Dio. Il Signore nella Sua Provvidenza sa come intervenire nella vita delle persone e, come dice la Scrittura, mostra la sua predilezione fin dal grembo della madre
I tempi di Jean Marie erano burrascosi; in Francia la Rivoluzione continuava a sconvolgere in tutti gli ambiti: politico, militare, morale, religioso e spirituale; lui aveva tre anni e sicuramente come tutti respirava questo clima di terrore. La Chiesa era perseguitata e sacerdoti e religiosi dovevano esercitare la loro missione segretamente; il popolo per paura disertava i luoghi di culto. Tutti ricordiamo questo triste periodo della storia… ma lo Spirito Santo in ogni difficoltà continua a lavorare, sebbene tra gemiti e nel silenzio.
Gli uomini sono messi a tacere, ma il Respiro di Dio, il Soffio divino, chi può frenarlo, chi può impedire che si espanda? Con tutte le malvagità gli uomini non possono spegnere l’Amore, non hanno potere sul sole di farlo sorgere o tramontare.
La voce di Dio si fa sentire dal piccolo Jean Marie che a sette anni è già profondamente religioso. Com’è tipico dei bambini chissà quanti “perché?” avrà chiesto ai grandi: perché il dolore, la morte, la persecuzione? Sono le domande spesso senza risposta che le generazioni di ogni tempo pongono agli adulti. Sono i “perché” dei bambini iracheni, afgani, dei bambini dell’Africa e di ogni sud del mondo… ma quanti “perché” inascoltati lasciati cadere nel nulla anche dei piccoli del nostro occidente secolarizzato e disorientato! Di questi “perché” dovremo rispondere un giorno.
Raccontando ancora del nostro “santo” sappiamo che a undici anni, in grande segretezza a causa della situazione politica, comincia la sua istruzione religiosa, impartitagli da un sacerdote che, fingendosi un umile lavoratore, frequenta saltuariamente il villaggio.
A tredici anni, con alcuni coetanei, riceve la prima Comunione; siamo nel 1793 e l’ostilità verso la religione continua, perciò la celebrazione viene fatta in assoluta riservatezza. Jean Marie conserverà per sempre la semplice corona del rosario che gli viene regalata per l’occasione. Finalmente nel 1801 il Concordato con la Santa Sede riesce a riportare la pace e l’anziano parroco può rientrare a Dardilly, mentre il nostro giovane quasi diciassettenne pensa di diventare sacerdote. Gli ostacoli non mancano per lui, che non conosce una sola parola di latino… Il Signore però nella sua Provvidenza sostenta i poveri ed ecco che a Ecully, villaggio di origine della madre, viene nominato parroco Charles Balley, il quale aveva fondato una piccola scuola parrocchiale per aspiranti al Seminario e, dopo aver parlato con Jean Marie ed aver colto l’autenticità della sua vocazione lo accetta fra i suoi allievi.
Com’è comprensibile lo studio per il giovane è duro, specialmente il latino… Fa sorridere pensare che per chiedere la grazia di riuscire negli studi fa voto di recarsi al santuario della Louvese, sulla tomba di San Francesco Regis, un santuario a 1100 metri di altitudine. Parte a piedi percorrendo cento Km con il bastone e il rosario, vivendo di elemosina come un autentico pellegrino e implora il Santo di poter “sapere abbastanza latino per la sua teologia”. Al ritorno si accorge effettivamente che lo studio non è poi così difficile e dopo varie traversie riesce ad entrare in Seminario; aiutato da don Balley e dalla Provvidenza riesce a superare tutti gli esami. Nel 1814 viene ordinato diacono e due anni dopo sacerdote.
Viene inviato come parroco ad Ars e i primi anni in quel villaggio sono caratterizzati da una lotta serrata contro ogni vizio; egli sprona e sollecita i suoi parrocchiani a condurre un’intensa vita religiosa, soprattutto li invita costantemente a partecipare alla S. Messa. La sua azione zelante e paziente riesce a riportare parecchi fedeli in chiesa; la sua fama si diffonde presto, da lui si recano numerose persone semplicemente per confessarsi e lui rimane fino a diciotto ore al giorno in confessionale. Una tale capacità di instancabile attenzione fa riflettere. Ci si lamenta spesso della mancanza di ascolto ed effettivamente non molte persone sono in grado di ascoltare sul serio. È un’arte senza dubbio e come ogni arte s’impara attraverso un esercizio lungo e paziente; la fretta, le cose da fare, le distrazioni, la superficialità sono alleate della mancanza di ascolto, di cui tutti bene o male risentiamo ovunque.
Il curato d’Ars ha scoperto la strada giusta e la percorre senza risparmiarsi. Si racconta di lunghe veglie e digiuni e di un riposo notturno ridotto a tre ore. La sua fama di santità si diffonde presto, moltissimi accorrono a lui per confessarsi, per cercare conforto e consiglio, dal momento che egli dimostra di avere un particolare dono di discernimento.
Spesso parlando di sé ha modo di dire: “Penso che il Signore abbia voluto scegliere il più testone di tutti i parroci per compiere il maggior bene possibile. Se ne avesse trovato uno peggiore, l’avrebbe messo al mio posto per mostrare la sua grande misericordia”...