Seg., 04 Fev. 19 Espiritualidade
Don Ciro Scotti: dono dell’Amore di Cristo per la Sua Chiesa
Carissime/i,
Siamo contenti, come Comunità parrocchiale di S. Maria la Porta, di darvi il benvenuto!
“Se vuoi conoscere la spiritualità di una città, cerca i suoi santi”: così soleva ripetere un santo sacerdote svizzero (A.W.). Ed anche noi ci siamo mossi alla ricerca di quei semi di vita nuova che sono nati e si sono sviluppati nella nostra parrocchia.
In realtà, per essere santi, ci ricorda papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Gaudete et exsultate, “non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova. Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali [EG, 14]. Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo” (EG,15).
Nel tempo in cui la nostra parrocchia vive la visita pastorale del suo vescovo Pietro, presente fra noi già da domenica, vogliamo andare alla ricerca delle radici della santità di vita del nostro sacerdote don Ciro Scotti. Sicuramente la stragrande maggioranza di noi non lo ha conosciuto di persona, i più anziani ne avranno sentito parlare. Ma la presenza sua e del fratello vescovo Giovanni, sepolti in questa chiesa, continuano a stimolarci e ad interrogarci sulla santità cui siamo chiamati come singoli e come famiglia dei figli di Dio. Siamo contenti di essere così numerosi ed in particolare ringraziamo la Congregazione delle Figlie della Chiesa, legate in maniera indissolubile al nostro don Ciro, e Suor Bertilla [Fracca] che ci aiuterà a riscoprirci Chiesa Corpo-mistico, popolo di Dio, che vive “Come in Cielo così in Terra”.
Siamo nella festa della Presentazione del Signore: ognuno di noi, col dono del Battesimo è un’offerta sacra e preziosa a Dio Padre ed in particolare festeggiamo con tutte le religiose il dono della loro totale ed incondizionata donazione a Dio.
Don Ciro Scotti, uomo, insegnante, ricercatore e sacerdote, ha saputo profeticamente intuire e vivere fra le persone la donazione della sua vita a Dio-Amore, arrivando perfino al dono della sua stessa vita fisica (Gv, 15).
“E mi sono proposto di non aver mai riposo per insegnare che i Santi, questi stravaganti… sono né più né meno che cristiani perfetti.
Si scires donum Dei! (ndr se conoscessi il dono di Dio), era solito ripetere don Ciro. “La fede nell’Amore! Crediamo all’Amore! Dio è Amore. Se l’anima sapesse che l’anelito di Gesù è uno solo, poter dire a ciascuno di noi: io sono te, tu sei me. Se l’anima sapesse che la trasformazione la compie solo l’Amore onnipotente, di certo comincerebbe a vivere divinamente: perché questo è Amare. Vorrei poterlo dire veramente a tutti di tutto il mondo” (Lettera a M. Oliva, 3/3/1943).
Ecco, questa la ragione profonda che ci ha mosso nel voler presentare ed attualizzare il rapporto che intercorreva fra i due servi di Dio: don Ciro Scotti e Madre Maria Oliva Bonaldo del Corpo Mistico, fondatrice delle Figlie della Chiesa.
Si conobbero a Castelfranco Veneto, durante la I guerra mondiale, e fu l’incontro di due anime gemelle, guidate da un forte carisma e dalla comune Fede in Cristo. Un incontro provvidenziale, che così descrive madre Oliva: “Era dolce e forte come lo spirito del Signore, che le sue parole persuasive o obbliganti trasmettevano. Con me che in quel momento difficile della nostra storia consideravo provvidenziale la sua direzione, fu fortissimo. Quando seppe che avevo riscontrato in me sintomi di contagio e che ero sopraffatta dai doveri della scuola oltre che dell’assistenza, mi impose di sospendere tutto: - Se resta, segue il sentimento e il capriccio… Mi disse risolutamente e dovetti, con cuore lacerato, lasciare la mia sorellina che morì dopo pochi giorni”. Ma di questo ci parlerà più diffusamente suor Bertilla.
Madre M. Oliva, suora canossiana, frequentando don Ciro, si era convinta sulla sua missione. Tuttavia, vi furono difficoltà nel liberarla dal vincolo della clausura e nel disegno della concretizzazione di una nuova Congregazione. Don Ciro la consigliò, la sostenne, la guidò presentandosi anche a Sua Santità PIO XI nel 1939.
Benché lontani fra loro, il rapporto spirituale continuò con uno scambio di meravigliose lettere, in cui traspare tutto il trasporto di don Ciro per concretizzare il Vangelo nel quotidiano con una vita operosa spesa per i giovani, i malati, i moribondi, i diseredati. Così la Madre Oliva, forte del suo sostegno morale, ha fondato la sua Congregazione che vive ed opera per questi obiettivi.
Un grande conoscitore e discepolo di Madre Oliva fu il deputato Igino Giordani, il quale riferendosi a lei scriveva: “M. Oliva era una di quelle anime che non si possono avvicinare senza avvertire la presenza di Dio, che è in loro, e senza sentire il bisogno di farsi santi”.
Non è difficile immaginare quale sia stato il contributo che don Ciro abbia dato a quest’anima, infiammato com’era dal desiderio di santità che traspare dalle lettere inviate alla Madre oltre che in diverse omelie, in cui il suo unico desiderio è quello di divenire GESÙ, in un’unione con Dio spinta sino all’unità di pensieri, sentimenti ed azioni. (…) Volontà del Padre mio è che siate santi, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Quale la via per giungere la santità? Una sola: AMARE!
A ciò fa eco madre Oliva in una lettera a don Ciro del ’32: “La Santa Chiesa non è conosciuta, la Santa Chiesa non è amata, perché non è conosciuto, non è amato, l’Amore che l’ha generata nel dolore. (…) Oh, la mia piccola Santa Teresa del Bambino Gesù, la Santa dell’Opera, come l’amava questa Madre che ci ha generato a Cristo! “Nel Cuore della mia Madre, la Chiesa, io sarò l’amore”. E io sarò il dolore, Fratello, perché non sogno che di “soffrire nella mia carne ciò che manca alle sofferenze di Cristo per il Suo Corpo che è la Chiesa”.
La famigliuola della “Figlie della Chiesa dovrebbe accogliere solo anime generose, generosissime -tipo Santa Teresa del Bambino Gesù- pronte a vincere con la grazia tutti gli scoraggiamenti, a decidersi a tutti i distacchi, a sacrificarsi senza misura e senza limiti: anime infiammate dal Fuoco della Pentecoste come gli Apostoli e i discepoli della prima ora; anime disposte a lasciare il cielo di Gesù per la Chiesa come la Vergine Santa “Mater Ecclesiae” “Regina Ecclesiae; anime felici di patire contraddizioni e disprezzi per il nome di Gesù e della sua Sposa Immacolata, felici di morire per essa come il Salvatore, gli Apostoli e i Martiri”.
Mi piace sottolineare un aspetto che legava questi due servi di Dio: col tempo il rapporto aveva acquisito una dimensione di fratellanza in Cristo, un rapporto mi sembrerebbe simmetrico, non piramidale, tipico di chi vive la legge dell’amore reciproco, che abbatte i formalismi, le barriere, i piccoli steccati umani. Da allora don Ciro diverrà l’assistente di quest’opera nascente nella Chiesa.
RI-COR-DARE, allora, affinché anche noi, in un tempo diverso da quello di don Ciro, possiamo impegnarci nella divina avventura di costruire fra gli uomini il Regno di Dio e rinnovare la Chiesa e la Società. Ci auguriamo che quanto vi proporremo sia un dono. Speriamo che con la vostra attenzione renderete questo dono reciproco, così da poter vivere quel che scrisse don Ciro il 3 marzo del ‘43, a due mesi dalla morte: L’unione di quelli che si amano è l’essenza dell’Amore.
E noi possiamo aggiungere della Chiesa e della società.
Buona serata a tutti!
1 febbraio 2019 Don Luigi Trani, parroco di Ischia